giovedì 12 novembre 2009

l'uomo è una passione inutile

autostima1Nasco con una certa dose X di autostima, X varia nel tempo, può aumentare o può diminuire, ma di solito aumenta. Per esempio se mi scoppia una vena nel cervello X diventa +∞. Y è invece la stima del mondo nei miei confronti così come io la percepisco (stima del mondo percepita):

Y = ∑ƒi•Yi

dove Yi è la stima che effettivamente ha per me la persona i-esima e ƒi è quanto m’importa di questa persona.
Sono soddisfatto di me stesso se e solo se

Y ≥ X

cioè se e solo se la stima del mondo è pari o superiore alla mia autostima.
Se questo non accade allora sarò frustrato, tanto più frustrato quanto più grande è la differenza fra X e Y e la mia infelicità sarà pari a:

µ•(X-Y)

dove µ è una costante di proporzionalità che dipende solo dalle unità di misura.

Esempio 1.
Sandro si stima in maniera pazzesca

X = pazzesca

ed è stimato da sua madre (m), che Sandro usa come sua personale badante e scendiletto mobile (ƒm = 0), e dal suo gatto Rasputin (r) che per quanto sia di razza è pur sempre un gatto (ƒr = 0).
Sandro stima moltissimo Giorgio, Fabrizio e Paolo (gfp), che però sono tre soldatini di legno e a quanto pare i soldatini di legno non hanno l’anima (Ygfp= 0), cosa che non dipende tanto dal materiale quanto dal fatto che sono soldatini.
Quindi l’infelicità di Sandro è:

µ (X - Ym•ƒm - Yr•ƒr - Ygfp•ƒgfp)

che svolgendo i calcoli diventa pazzesca.


Più in generale, si può concludere che una persona sola (Y=0) non solo è necessariamente infelice

µ•X

ma la sua infelicità è tanto più grande quanto più alta è l’opinione che ha di sé.
Chi è insoddisfatto ha due possibili strade: può cercare di ridimensionare X, per esempio rendendosi conto che non sa nemmeno cucinarsi due uova al tegamino, oppure può cercare di aumentare Y, cioè può dedicare la vita a guadagnarsi la stima degli altri. Quest’ultima strada è nettamente la più faticosa e lunga, ma sorprendentemente è anche la più seguita.
C’è però un problema, ogni nuova persona che mi stima fa aumentare non solo Y ma anche X, infatti X è composta da due termini:

X = X0 + ∑Yi

dove X0 è la stima che ho di me quando nessuno mi stima ed è detta autostima a riposo, mentre ∑Yi è la stima che tutti gli altri hanno di me (stima del mondo effettiva). È un fenomeno abbastanza intuitivo, più persone mi stimano più a mia volta io mi stimo e mi stimo tanto più quanto più esse mi stimano. In altre parole c’è sempre un buon motivo per stimarsi.
Per capire se questo meccanismo fa diminuire o aumentare la mia infelicità, basta scrivere esplicitamente X e Y nell’espressione dell’infelicità:

µ•(X0 + ∑Yi - ∑ƒi•Yi)

cioè:

µ•[X0 + ∑ Yi•(1-ƒi)]

Ora, se Xi è la stima che ho della persona i-esima, ƒi può essere scritto come segue:

ƒi = Xi/X0

cioè m’importa poco delle persone che stimo poco e, in generale, più io mi stimo meno m’importa di tutti gli altri. Dunque sostituendo ƒi si ha:

µ•[X0 + ∑Yi•(X0-Xi)/X0]

da cui si vede che se conquisto la stima di una persona che stimo meno di quanto io di base mi stimi, cioè se X0-Xi>0, aumenterò la mia infelicità invece di diminuirla.

Esempio 2.
Sandro decide di guadagnarsi la stima del maggior numero di persone possibile e va su Facebook. Dopo alcuni mesi ha più di quattromila amici, alcuni dei quali stima moltissimo, come un premio Nobel, cinque pittori rinascimentali e l’inventore della vagina, ma sfortunatamente Sandro è convinto di essere la persona più intelligente del mondo:

X0>Xi per ogni i appartenente al mondo

dunque ogni suo nuovo amico, per quanto sia stimabile, non farà altro che sprofondarlo ancora di più nell’infelicità.

Più in generale si può affermare che chi pensa di essere la persona migliore del mondo sarà tanto più infelice quanto maggiore è il numero dei suoi adulatori.


(Smeriglia)

mercoledì 11 novembre 2009

ovunque proteggi



Non dormo, ho gli occhi aperti per te.
Guardo fuori e guardo intorno.
Com'è gonfia la strada
di polvere e vento nel viale del ritorno...

Quando arrivi, quando verrai per me
guarda l'angolo del cielo
dov'è scritto il tuo nome,
è scritto nel ferro
nel cerchio di un anello...

E ancora mi innamora
e mi fa sospirare così.
Adesso e per quando tornerà l'incanto.

E se mi trovi stanco,
e se mi trovi spento,
se il meglio è già venuto
e non ho saputo
tenerlo dentro me.

I vecchi già lo sanno il perché,
e anche gli alberghi tristi,
che il troppo è per poco e non basta ancora
ed è una volta sola.

E ancora proteggi la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà l'incanto.
L'incanto di te...
di te vicino a me.

Ho sassi nelle scarpe
e polvere sul cuore,
freddo nel sole
e non bastan le parole.

Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato.
Se non ci sono stato,
se non sono tornato.

Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore,
adesso e per quando tornerà il tempo...
Il tempo per partire,
il tempo di restare,
il tempo di lasciare,
il tempo di abbracciare.

In ricchezza e in fortuna,
in pena e in povertà,
nella gioia e nel clamore,
nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole,
nel sonno e nell'amore.

Ovunque proteggi la grazia del mio cuore.
Ovunque proteggi la grazia del tuo cuore.

Ovunque proteggi, proteggimi nel male.
Ovunque proteggi la grazie del tuo cuore.


(Vinicio Capossela)

lunedì 9 novembre 2009

la strada

la-stradaL'ultimo esemplare di una data cosa porta con sé la categoria.
Spegne la luce e scompare.
Guardati intorno.
Mai è un sacco di tempo.
Ma il bambino la sapeva lunga.
E sapeva che mai è l’assenza di qualsiasi tempo.

(Cormac McCarthy)