giovedì 19 gennaio 2012

Miss Marianna Charpillon è più puttana di sua madre

Riporto un famoso episodio tratto dalle memorie di Giacomo Casanova, nel quale il seduttore per eccellenza (si dice che, tra baldracche e nobildonne, ne abbia frequentate intimamente più di centoventi) è stato sedotto da una donna di facilissimi costumi.
Marianna Charpillon (il vero cognome era Auspurgher) aveva diciassette anni quando dalla Francia si trasferì in Inghilterra insieme alla madre, ex prostituta, e tre zie ruffiane. Nonostante l’aspetto dolce e seducente, la giovane s’era già guadagnata i galloni di sgualdrina lungo i viali di Vaux Halle.
Giacomo Casanova la incontrò in casa di un ufficiale fiammingo e ne restò colpito. Per conquistarla, le fece regali sontuosi, seguendola ovunque (errore madornale, davvero indegno del grande veneziano).
Giacomo non badava a spese e, in cambio, si accontentava di sorrisi, promesse e sospiri d’amore. Più lui si offriva a lei e più lei gli si negava, più lui s’infiammava di passione e più lei lo raffreddava, assumendo atteggiamenti ritrosi.
Dopo diversi, inutili tentativi (altro errore davvero micidiale: al terzo rifiuto è sempre buona norma abbandonare la partita), Casanova decise di rinunciare. Dopo tre settimane, però, cambiò idea e ritornò alla carica: si recò a casa di lei e una delle zie (ruffiane) l’accompagnò nella stanza dove Marianna faceva il bagno.
La ragazza montò (apparentemente) su tutte le furie (se lo stava cucinando a puntino), lo insultò e lo cacciò. Giacomo tornò a casa ferito e offeso e giurò di non rifarsi più vivo.
Ma era ormai caduto nella rete di lei e, difatti, nelle Memorie scriverà: “L’ascendente che quella creatura aveva su di me era irresistibile e io ero convinto che l’unico modo per evitare di esserne vittima era quello di non vederla o di rinunciare, anche frequentandola, a godere delle sue bellezze. Ma la briccona s’era messa in testa di neutralizzare le mie mosse.”
Sapeva, dunque, il seduttore veneziano che la ragazza stava giocando con lui ed i suoi sentimenti (incredibile a dirsi, Casanova si innamorerà di Marianna) e, nonostante ciò, non riusciva a tirarsi fuori dall’inganno di cui sarebbe stato vittima.
La rivide dopo poco tempo con una delle zie e ricominciò a farle la corte, ma lei si tenne ancor più sulle sue: prima, disse, voleva accertarsi delle sue buone intenzioni.
Casanova, stavolta, sembrò davvero deciso a lasciarla perdere.
Pochi giorni più tardi andò a trovarlo Goudar, uno dei ruffiani della ragazza (che, ricordiamolo, esercitava la nobile arte del meretricio): lo mise sul chi va là, dicendogli che madre e zie erano imbroglione conclamate e che, da un amore, non si guarisce fuggendo.
Casanova si precipitò dalla madre e le offrì cento ghinee in cambio di una notte con la figlia. Quando Marianna lo seppe, esplose in un’incontenibile scenataccia, rinfacciandogli di trattarla come una puttana (certe donne, a volte, non hanno davvero pudore). Il veneziano si sentì in colpa e, la sera stessa, tornò dalla giovane “corpivendola” con un mucchio di regali (senza pretendere nessuna prestazione in cambio).
Due settimane dopo, versò il dovuto alla madre e finalmente rimase solo con la figlia. Spente le luci, si lanciò con passione su di lei, ma la giovane mignotta lo respinse ancora. Giacomo era, ormai, fuori di sé e le strappò l’enorme camicia che l’infagottava; non osò andare oltre, perché lei, strenuamente, gli resisteva ancora.
Ricorse, invece, alle minacce e l’afferrò per la gola; Marianna cominciò ad urlare e lui, capita l’antifona, si rivestì e lasciò quella casa, giurando di non tornarci mai più.
Dopo qualche giorno ricevette alcune lettere da madre e figlia che minacciavano di denunciarlo per percosse. Non rispose.
Un bel giorno Marianna gli piombò in casa per mostrargli i graffi che lui le aveva fatto strappandole la camicia. Il veneziano si commosse, le chiese perdono e lei (scaltra come al solito) si disse pronta a lasciare la famiglia e a convivere con lui, in cambio di un assegno alla madre.
Casanova accettò. Anche i grandi maestri fanno grandi stronzate.
La prima notte di convivenza, Marianna accampò un’improvvisa indisposizione e Giacomo andò ancora in bianco. La mattina scoprì che la sgualdrina aveva mentito e la pestò a sangue, rimandandola dalla madre.
Si pentì quasi subito di quella violenza e, per farsi perdonare, le regalò un servizio da caffè e da tè per dodici, accompagnato da un biglietto d’amore che, in realtà, sanciva la sua resa incondizionata (ricordatevi sempre che stiamo parlando di Giacomo Casanova).
I due si rimisero insieme, ma, ancora una volta, lei non gli si concesse: la tattica funzionava e, dunque, perché cambiarla?
La giovane non perdeva occasione per stuzzicarlo: gli ripeteva che lo amava e che lui non sapeva prenderla; sarebbe stata sua quando lui avrebbe dimostrato di esserne degno.
Un giorno lei si sollevò la gonna e si tirò giù le mutande. Giacomo, ingrifato da far paura, le si buttò addosso e la giovane puttanella… lo respinse di nuovo. Lui, esasperato, estrasse il coltello e glielo puntò alla gola; la donna non s’arrese neanche di fronte a quel pericolo mortale, anzi, minacciò a sua volta di denunciarlo.
Quest’avventura” scriverà Casanova “mi colpì lo spirito con una forza estrema. Capii che, se non evitavo ogni occasione di vedere quella ragazza, ero un uomo finito.”
La rivide poco tempo dopo a casa di lei, sdraiata su un canapè tra le braccia di un parrucchiere: li bastonò entrambi e mise a soqquadro mobili, suppellettili e tutto ciò che gli capitava per le mani. La ragazza fuggì impaurita e lui, pentito ancora una volta (che potere hanno le donne che non si concedono), s’impegnò a pagare i danni e a risarcire i due malcapitati.
L’indomani andò a trovarla e scoprì che la sgualdrina stava molto male (ovviamente fingeva) e che, addirittura, il medico (d’accordo con lei) temeva per la sua vita. Giacomo, sconvolto, decise di suicidarsi: si riempì le tasche di piombo e si avviò verso la torre di Londra per tuffarsi nel Tamigi.
Al ponte di Westminster s’imbatté nel cavaliere Edgar, che, colpito dall’aria strana del veneziano, riuscì a convincerlo a seguirlo nella più vicina osteria. Mangiarono ostriche e bevvero molto vino, mentre due donne francesi, amiche di Edgar, ballavano nude per loro.
Insieme ad Edgar, che ormai era riuscito a fargli passare i propositi suicidi, si recarono in un altro locale, dove videro Marianna che danzava con il solito parrucchiere. Casanova si avvicinò e la invitò a ballare, ma la giovane lo respinse ancora una volta. Fu l’ultima: finalmente capì che era stato ingannato per tutto il tempo.
Su consiglio di Edgar denunciò la madre e le zie per estorsione e le fece imprigionare. A sua volta fu denunciato per violenza, finì in carcere, ma uscì quasi subito su cauzione.
Tornato a casa, comprò un pappagallo, lo sistemò vicino al letto e gli insegnò a dire: “Miss Marianna Charpillon è più puttana di sua madre.”
La disavventura lasciò nel veneziano una profonda cicatrice, quell’amore non corrisposto inferse un duro colpo alla sua carriera di libertino: per la prima volta si era innamorato di una donna che gli resisteva ad oltranza e ciò scatenava, oltre ogni limite, il suo desiderio e la sua passione.
Il fatto di non poterla avere lo aveva letteralmente soggiogato alla volontà di lei, rendendolo vittima consapevole delle sue trame.
La Charpillon, femmina per eccellenza, donna senza scrupoli e senza cuore, amorale alla perfezione, circondata da vecchie megere ruffiane, stravolse Casanova dalla sua immagine, facendone l’anti-Casanova.
Lo uccise moralmente e sessualmente, adescandolo e respingendolo, offrendosi e negandosi.
In questo breve estratto delle Memorie di Giacomo Casanova, io credo ci sia quanto di meglio si possa imparare sull’arte della seduzione e il fatto che la “preda” stavolta sia stato un grande seduttore, dimostra la grandiosità del genio di Marianna Charpillon: una piccola puttana dei viali di Vaux Halle, che fece quasi impazzire il grande Giacomo Casanova da Venezia.

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